COME NASCE DA UN LIBRO UN’OPERA TEATRALE Considerazioni dell’interprete Mario Maranzana E’ sempre arduo cercare di scoprire come nasce un fatto d’Arte. E ancor più arduo cercare il suo perché. Nonostante questa malinconica e mai superata difficoltà, si tenta sempre di scoprire l’origine del fatto in quanto si crede sempre che appartenga all’anima dell’autore che nella creazione si svela. E si finisce per associare la creazione ad un segreto . Il segreto non si svela si custodisce. E lo si lascia galleggiare nel “gran mar dell’essere” Chi vedrà lo spettacolo LA FINE E’ IL MIO INIZIO si chiederà tutto ciò dando spiegazioni multiple del galleggiamento . Mario Maranzana che dello spettacolo è l’ideatore e l’interprete e l’autore di queste note, ha il dovere di parlar chiaro. Intanto la metafora marina mi spinge a raccontare di una intervista del pittore De Chirico presentata moti anni fa alla TV. Uno sciagurato intervistatore ha posto, con l’occhio brillante di chi assapora il successo della domanda , la questione creativa a De Chirico: Maestro, perchè nasce un suo quadro? La risposta ,dopo una pausa carica di uno speciale disprezzo eccola: Lei chiede al mare perché fa onde? Non occorre commentare! Il mio parlar chiaro di cui sopra, è dichiarare di essere autore di seconda mano . L’autore è Tiziano Terzani, un giornalista, che con i suoi scritti è diventato uno degli scrittori più importanti del momento e questo libro non è stato mai scritto ma detto, parlato raccontato in una sterminata intervista al figlio Folco. Il suo incontro con i lettori è troppo semplice chiamarlo successo. E’ piuttosto una ondata (vedi De Chirico) che ha travolto e avvolto e che, come fa il mare, si rinnova sempre. Insomma dopo alcune pagine di lettura del libro LA FINE E’ IL MIO INIZIO di Tiziano Terzani, dentro nell’onda ho sentito il ristoro dell’acqua che pulisce e rinfresca; e portato dallo sciacquio sono arrivato ad una spiaggia dove ho cominciato a vedere tra sabbia e scogli un palcoscenico e il Teatro. Non conoscevo Terzani e ammetto senza pudore di non averlo mai sentito nominare. Nel mio habitat creativo era uno sconosciuto. Qualcuno, non mi ricordo chi fosse (questo fatto è importante per il mistero dell’onda creativa) mi disse di leggere questo libro. Nel libro ci sono alcune fotografia di Lui da giovane coi figli e la moglie e come era quando dettava le frase al figlio (altra “onda” ?) e quando morì. Ho intravisto qualche somiglianza fisica. e non fu questa coincidenza stralunata a farmi decidere di portare Lui in Teatro. Fu quella metafora di spiaggia e scogli. Interpellai la casa Editrice Longanesi, Editrice del libro, per avere un incontro con chi dell’opera letteraria aveva i diritti. Mi faccio conoscere con una raffica di scritti su di me con la conclusione “terroristica” del mio curriculum che racconta le mie gesta in 54 anni di professione. Preso atto del mio buon passato, i responsabili mi fissano un incontro alla Libreria Feltrinelli a Milano. nell’aprile 2006, in una sala dove sarebbe avvenuta una importante e forse l’ultima presentazione del libro. Ci arrivai che l’avevo letto almeno due volte, senza avere alcun dubbio sul progetto di trasporto in teatro. Il libro è tutto dialogo. Quindi una primordiale certezza di Teatro. Ho rincorso notizie su Terzani e mi si è svelato un personaggio singolare che già nel libro si intravede e si manifesta chiaramente come un personaggio di Teatro. Arrivai alla Sala della Libreria Feltrinelli alle 16 30. L’incontro col pubblico era fissato alle 18. E un’ora r mezza prima la sala era strapiena e non avrei trovato un posto a sedere se non mi fosse stato, offerto dall’Addetto stampa della Casa Editrice. Puntuale incomincia la presentazione con una giornalista (Giovanna Zucconi di LA STAMPA) che fa domande al figlio di Tiziano, Folco Terzani. Folco ha curato l’edizione del Libro. è proprio lui cui le domande vanno fatte. Dopo la presentazione, il pubblico si slancia in una vitalissima gara di domande. Al figlio curatore Il libro parla sempre della morte che si attende e il pubblico vitalissimo vuole saperne ancora di più, scoprire ancora di più la sua certezza. Non si sa se si nasce, ma quando si è nati si è sicuri che si morirà. La morte come fatto certo. E’ un pubblico da teatro quello della Sala, lo individuo subito anche perché quel pubblico in sale non lo sa di essersi trasformato. Il pubblico del Teatro si pone le domande dopo lo spettacolo. tra se e se,.. E quando lo spettacolo ha toccato corde segrete ma comuni. se le pone per sempre. Quel pubblico di Sala Feltrinelli non ha potuto aspettare, perché, trattandosi di libro che si legge in silenzio da soli, ha sùbito sentito nello stare in comunità, il conforto a chiedere, a farsi e fare domande, nate proprio dall’essere tanti insieme. E’ diventato pubblico di Teatro, con altri tempi, dovuti al trasformarsi di ognuno dei componenti , da lettore a spettatore, da individuo solo a componente di collettività. Intervenni anch’io e raccontai il mio progetto di portare Terzani in Teatro. Nessuno si meravigliò, ma tutti rivelarono che era quasi ovvio pensare di far Teatro da quel libro. Esso ha quasi 450 pagine. Una durata di lettura impossibile per uno spettacolo di Teatro. Si trattò subito di inventare una durata possibile e consonante. Da quasi 450 pagine, il libro. A 56 pagine, il copione. Miracolo? Nel mentre si sviluppa il racconto che Tiziano fa della sua prossima morte , nasce in me la vita di Tiziano personaggio di teatro, artistico, immortale. Nella consuetudine teatrale, l’opera di teatro viene scritta dall’autore con una speciale lingua che contiene la freschezza e l’immediatezza del parlato. Il lavoro dell’attore consta nell’estrarre dallo scritto la sonorità del parlato. In questa opera l’autore, impossibilitato dal suo male a scrivere, ha solo parlato. Lo scritto è un libro della casa editrice sulle frasi di Tiziano, registrate dal figlio Folco. Il rapporto di padre e figlio è nuovo e antico, suggellato da un affetto testamentario. Un monito dolcissimo per i giovani sperduti e naufraghi nella famiglia moderna. Da notare che la metafora marina mi segue come una scia. Il figlio Folco sarà interpretato da Roberto Andrioli, che è stato mio allievo nella Scuola del Piccolo Teatro di Milano, dove questo spettacolo debutta. Anche il regista, Lamberto Puggelli, appartiene a quella spiaggia della pianura padana che si trova in via Rovello a Milano. in un Teatro che si chiamò piccolo, si chiama ancora Piccolo ed è uno dei Teatri più grandi del mondo. Nel senso di importante Nella opera Teatrale che stiamo analizzando, si srotola, come il mare con onde una drammaturgia speciale: dallo scritto parlato, documentario, vero di Tiziano, si arriva al parlato teatrale metaforico artistico, parlato dall’attore interprete che sarò io. Ma ancora uno sviluppo mi corre dentro questo lavoro. E si arriva al più grande, il mai superato teatro del mondo: La tragedia. Il coro è il pubblico che ho sentito in Sala Feltrinelli, il coreuta è il figlio Folco e Tiziano si erige solenne ed umoristico a raccontare in lunghe tirate la sua esperienza che ha come trama la fine e l’inizio. I due opposti che sono anche occidente e oriente, giostra che ruota come anello indissolubile nella storia umana. Tragedia moderna, modernissima Quella scritta da Euripide che della morte racconta come si può anche ridere di essa. Ma senza mancarle mai di rispetto. Per questo rispetto umano dell’unica certezza è tornato il conto a me, attore autore, di raccontare Terzani per raccontare la vita e la morte. Il teatro di sempre. E tutto avverrà con la collaborazione commossa e sensibile del regista. Lamberto Puggelli, cui fu da me proposta la regia e non avevo ancora finito la parola “Terzani” che mi disse subito SI. E fu un momento molto intenso: quello in cui gli artisti si riconoscono nella luce che illumina il pensiero. Puggelli ama questa operazione da lui raggiunta con altro suggestivo strumento quello di trasformarsi da lettore affascinato in mediatore, affabulatore e organizzatore del nuovo racconto, colui che impaginerà ed aiuterà il pubblico a sfogliare il libro del teatro con una cornice metaforica immersa nella luce dei proiettori. E la cornice sarà di Luisa Spinatelli. Non si vedranno, ma saranno presenti dentro il palcoscenico, nella cornice, nella luce inventata e nella recitazione accordata con gli attori. Quella dell’Arte che hanno vissuto assieme al magistero di Giorgio Strehler, maestro e amico. E infine amico, maestro e concittadino di chi ha scritto queste note. 1 3