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LA LOCANDIERA
Teatro MODERNO
Europa DUEMILA
Teatro Stabile VENETO
Claudio Padovani
Fabrizio Calvini
Luca De Fusco

LA LOCANDIERA

di Carlo Goldoni

Uno spettacolo di

GIANCARLO COBELLI

con
MASCIA MUSY
(Mirandolina, locandiera)

e
FRANCESCO BISCIONE
(Il Cavaliere di Ripafratta)

PAOLO MUSIO

(Il Marchese di Forlipopoli)

MASSIMO CIMAGLIA
(Il Conte d'Albafiorita)

ALESSANDRA CELI
(Ortensia, comica)

FEDERICA DE COLA
(Dejanira, comica)

ANDREA BENEDET
(Fabrizio, cameriere di locanda)

ANTONIO FERMI
(Servitore, del Cavaliere)

VINCENZO ROLLO
(Servitore, del Conte)

PIPPO SOTTILE
FRANCESCO COLOMBO

(Servitori, di locanda)

(11 artisti in palcoscenico)

 

NOTE DI PRODUZIONE

Nel 2007 ricorre il trecentenario della nascita di Carlo Goldoni forse il più importante autore italiano teatrale di tutti i tempi. Tra gli innumerevoli testi che ha scritto, uno dei suoi capolavori è senz'altro LA LOCANDIERA.
Il 22 aprile 1979 Giancarlo Cobelli in occasione dell'inaugurazione del Teatro Goldoni di Venezia appena restaurato, allestì una celebre edizione de La Locandiera, con Carla Gravina protagonista. Lo spettacolo conobbe un tale successo da essere rappresentato per ben tre stagioni di seguito. Quello spettacolo "passò alla storia"; fu infatti salutato dall'ambiente teatrale come una svolta nelle regie goldoniane. Non ne veniva fuori una Mirandolina raffinata, come per esempio quella Morelli-Visconti che pure rivoluzionò tanti luoghi comuni goldoniani, ma un personaggio - e uno spettacolo - duro e elegante un po' "noir", con una forte componente erotica e di conflitto sociale. Ne fu fatta una versione televisiva il cui DVD nello scorso dicembre è stato commercializzato da RaiCinema-01 nelle librerie e ha riscontrato un enorme successo. Molti anni dopo lo stesso regista sceglie Mascia Musy, per rinnovare questo suo capolavoro. Il ruolo che fu di Pino Micol è ora interpretato da Francesco Biscione, la parte del Marchese è affidata a Paolo Musio, il Conte è Massimo Cimaglia e Fabrizio Andrea Benedet.

Il genio di Cobelli si è particolarmente incentrato sulla recitazione cercando ritmi “umani” con un respiro diverso da quei ritmi vertiginosi che la televisione ci impone e che spesso ritroviamo nel nostro quotidiano. Ogni battuta è soppesata e calibrata in ogni suo piccolo particolare. Sono soprattutto i giovani a subire maggiormente il fascino di uno spettacolo che oltre a creare una dimensione diversa e lontanissima da quella televisiva, rende ai personaggi goldoniani uno spessore ben più marcato dagli “a parte” ai quali erano relegati. Insomma uno spettacolo da non perdere non solo perché in esso traspare fortemente tutto il meglio del grande maestro Cobelli, ma perché è forse una delle poche, ultime occasioni di vedere uno spettacolo teatrale tanto moderno nella regia, quanto classico in un rigore di cui il nostro ambiente si sta sempre più depauperando. In un quotidiano dove si parla tanto e si ascolta poco: uno spettacolo che spinge all'ascolto. Fermate per una sera la frenesia e la televisione, e godetevi un diverso ritmo, una diversa serata, una diversa LOCANDIERA.

Claudio Padovani

NOTE di REGIA

Dice (l’Autore a chi legge):

“Fra tutte le commedie da me sinora composte, starei per dire essere questa la più mora, sembrerà ciò essere un paradosso a chi soltanto vorrà fermarsi a considerare il carattere della locandiera, e dirà anzi non aver io dipinto altrove una donna più lusinghiera, più pericolosa di questa…
… Mirandolina fa altrui vedere come s’innamorano gli uomini…
…Dice delle tronche parole, avanza degli sguardi, e senza ch’ei se ne avveda, gli dà delle ferite mortali.
Il pover’uomo conosce il pericolo, e o vorrebbe fuggire, ma la femmina accorta con due lagrimette l’arresta, e con uno svenimento l’atterra, lo precipita, l’avvilisce…
…Ma venutomi in mente, che coteste lusinghiere donne sogliono quando vedono ne’ loro lacci gli amanti, aspramente trattarli, ho voluto dar un esempio di questa barbara crudeltà.”

* * * * * * * * * * * * * * *

Chissà se Goldoni costretto in esilio a Parigi dagli eventi, e proprio negli anni della storica Rivoluzione, ripensando alla padrona di locanda Mirandolina, non abbia riconosciuto profetico l’approdo che lui stesso ha designato alla sua grande protagonista.

Infatti, come la Rivoluzione francese ha traghettato il vecchio mondo verso un rinnovamento, così “Mirandolina”, futura incarnazione di una intraprendente donna d’affari, spalanca la finestra al nuovo secolo e ne scaraventa fuori merletti, parrucche, jabeaux, tricorni e bautte; reperti di un Settecento in agonia.
Si focalizza così la magia di un apparente darsi convegno nella locanda di tre prototipi: Marchese, Conte e Cavaliere, tre accaniti sostenitori di stemmi nobiliari, di albagie al suon di zecchini d’oro e di ciniche filosofie del disincanto.
I malcapitati, resi ciechi da un Cupido malnato, offrono il collo alla mannaia della seduzione e dei ben recitati raggiri della lungimirante femmina, altro che le due comiche mestieranti della ipocrisia che, intrufolatesi nella locanda sotto teatrale spoglie si spacciano per alte dame!
La lungimiranza di Mirandolina mascherata da lagrimuccie studiate, finezze sottomesse, svenimenti e altre civetterie muliebri, fa germogliare sul ceppo dei condannati il fiore dell’abilità organizzativa e del concreto calcolo: i nuovi araldi di un Ottocento commerciale e borghese.
Vita nuova, aria nuova!
Questa è la fine e la fede matrimoniale che Mirandolina infila al dito di Fabrizio, suo cameriere fedele, giovane disposto a tutto, comprese le affaristiche pretese della padrona.

Intervista di Raffaele Squillacioti a Giancarlo Cobelli.

Note di Mascia Musy sul suo personaggio (da un'intervista)

La mia Mirandolina l’ho costruita con Giancarlo Cobelli partendo dalla lettura della prefazione al testo dello stesso autore. Carlo Goldoni, parlando del personaggio di Mirandolina scrive che “ella darà al Cavaliere delle ferite mortali”.
Questa frase ci ha fatto riflettere sul potenziale omicida del personaggio. Insomma in realtà Mirandolina sarebbe una vera assassina, l’assassina del Cavaliere.
E non solo, perché in sintonia con questa energia omicida, Mirandolina avrà addirittura la forza di “assassinare” un secolo, spazzando via dalla sua locanda (a fine commedia) Cavaliere, Marchese e Conte cioè il ‘700 con la sua nobiltà decadente, per far posto al nuovo ‘800 con la sua nascente borghesia.
Iniziando da qui, abbiamo costruito un personaggio potente, per la sua intelligenza ma anche per il suo temperamento femminile. Abbiamo immaginato una donna lontana da frizzi lazzi smorfiette e moine, una donna che si misura ogni giorno con una realtà complessa e faticosa, una donna che sgobba dalla mattina alla sera, che deve tenere in attivo la sua locanda, che deve continuamente difendere la sua posizione di capo d’azienda, soprattutto di fronte alle continue pressanti mire dei suoi clienti-spasimanti.
Così Goldoni non poteva trovare per Mirandolina un nome più appropriato: colei che viene ammirata suscitando le mire dei pretendenti, ma anche colei che mira dritto al cuore della sua preda.
Compiuto il suo “assassinio del Cavaliere” (siamo ormai al III° atto), il matrimonio con il servo Fabrizio è un’ unione che ha sapore di matrimonio borghese, ottocentesco. Non sarà un matrimonio d’amore, un matrimonio da innamoramento, ma piuttosto un matrimonio salvifico con il quale Mirandolina si mette al riparo dopo aver agito con tale pericolosa violenza, dalla cui esperienza imparerà a non rischiare mai più (nel sottofinale dopo aver affermato di voler sposare Fabrizio dice “Sinora mi sono divertita e ho fatto male, mi sono arrischiata troppo e non lo voglio fare mai più”). Con questo matrimonio Mirandolina certo si salverà dal pericolo in cui si è cacciata, tuttavia la sua vita di locandiera dovrà cambiare (ella dice nell’ultima battuta della commedia “…Cambiando stato voglio cambiar costume..”), ma il futuro della maritata Mirandolina e della sua locanda Goldoni lo consegna alla nostra fantasia.
Mirandolina è fra i personaggi più affascinanti e più difficili del nostro teatro. Perchè oltre all’energia che possiede, ha in sè da un lato un magico potenziale femminile (più volte citando Mirandolina i personaggi usano l’espressione ..“m’ha stregato”), e dall’altro un istintivo profondo spirito imprenditoriale decisamente maschile. Questa combinazione produce un personaggio esplosivo.

La Locandina pdf

il Manifesto pdf

foto di scena
di Elena Bono

col tasto destro del mouse scegliere "salva oggetto con nome..."

 





Così la Stampa:

 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 

 

 

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